Susanna Basile
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Il primo Funzionalismo

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Il Funzionalismo è stata una scuola di studi e di pensiero che ebbe radici nell’evoluzionismo, e che si sviluppò principalmente nel campo filosofico e pedagogico.
Rimase inespressa nell’ambito psicologico-clinico: sia perché i tempi non erano forse abbastanza maturi, sia perché la scuola di pensiero americana (all’interno della quale aveva trovato origine) virò subito dopo su direzioni strettamente pragmatiste, e cioè sul comportamentismo.
Inaugurato negli Stati Uniti alla fine dell’Ottocento da William James e John Dewey, che interpretano i fenomeni psichici non come elementi disgiunti fra loro (come cercava di fare il coevo strutturalismo europeo di Edward Titchener), ma come funzioni mediante le quali l’organismo si adatta all’ambiente sociale e fisico.

Si fa in genere coincidere il Funzionalismo Psicologico con la Scuola di Chicago (Dewey, 1896; Angell, 1907) ma nel panorama di questo movimento non si possono trascurare gli apporti di studiosi come William James, Granville Stanley Hall e James McKeen Cattell.
Il manifesto del Funzionalismo è da considerarsi il classico articolo “The Province of Functional Psychology”, di James Rowland Angell (1907). Nell’articolo, Angell sostiene che le funzioni psichiche non sono “enti astratti”, ma sono il risultato evolutivo dei processi funzionali che, nell’uomo, mediano il rapporto tra ambiente e bisogni dell’organismo. Inoltre, si chiarisce che il Funzionalismo vuole scoprire le modalità di funzionamento e non analizzare contenuti mentali “in vitro”, per non rischiare più di attribuire (definendoli come strutture) caratteri di assolutezza a elementi fluttuanti ed evanescenti. L’attività mentale è parte di un più vasto complesso di forze biologiche e contribuisce al procedere dell’insieme complessivo di tutte le attività organiche.
Con Harvey A. Carr (1925) la scuola Funzionalista raggiunge il suo massimo sviluppo, insieme all’idea di dover approdare a un pensiero più complessivo e globale, divenendo una dottrina sistematica.
Anche se il funzionalismo, come scuola psicologica specifica, ha conosciuto un declino a partire dalla fine degli anni ’20 (in contemporanea con la coeva crescita del Comportamentismo nella psicologia accademica Statunitense), alcuni dei suoi assunti di base quali l’analisi molaristica (la globalità del comportamento, della personalità, del fenomeno psicosociale, in antitesi rispetto all’analisi molecolaristica cioè legata ai comportamenti di reazioni più semplici, di molecole compartimentali costituite dai singoli movimenti fisici), e l’attenzione ai processi funzionali ed al loro scopo adattativo che sono filtrati all’interno dei principi impliciti della ricerca psicologica contemporanea, sia in settori specifici come la Psicologia evoluzionistica e, più di recente, nella Psicologia funzionale che più in generale, in buona parte della Scienza cognitiva.
Si fa in genere coincidere il Funzionalismo psicologico con la scuola di Chicago (Dewey 1896, Angell 1907) ma nel panorama di questo movimento non si possono trascurare gli apporti di studiosi come James, Hall, Cattel.
James (1890) già al suo tempo sosteneva l’esigenza di un metodo che fosse al contempo fenomenologico e genetico-funzionale, che fosse di matrice darwiniana ma profondamente rivisitata nell’impostazione epistemologica. Per James la realtà psichica é un flusso di coscienza da descriversi nella sua immediatezza (al di là di ogni struttura metafisica, positivistica o idealistica che sia), legato concretamente ad un organismo che interagisce con l’ambiente. L’uomo viene visto come prodotto dell’azione e dell’emozione non meno che del pensiero e della ragione. Anche l’attività interiore non può essere considerata indipendente da fattori fisiologici, da esigenze e bisogni.
La teoria di James-Lange (1892) considera gli elementi corporei dell’emozione quasi come la fonte primaria del sentire umano. Un’ottica olistica comincia a sostituirsi a un’ottica dualistica, e la vita psichica viene vista come esperienza globale in continua trasformazione, come processo, come corrente in movimento.
Ancora più chiaramente per Dewey (1896) obiettivo della psicologia é lo studio dell’organismo nel suo complesso, nel suo funzionamento in rapporto con l’ambiente. Questo rapporto non è però inteso in modo esclusivamente darwiniano, e cioè come qualcosa che è subita dall’individuo attraverso la specie, ma come adattamento attivo dell’organismo all’ambiente e dell’ambiente all’organismo.
La causalità che unisce i fenomeni è circolare. Ad esempio, un arco riflesso è in realtà un concatenamento circolare di archi riflessi, per cui non è possibile scomporlo in due unità: stimolo e risposta.
Uno dei testi fondamentali del Funzionalismo è il manifesto di Angell: “Compiti e obiettivi della psicologia Funzionale” (1907). In esso si chiarisce che il Funzionalismo vuole scoprire le modalità di funzionamento e non analizzare contenuti mentali “in vitro”, per non rischiare più di attribuire (definendoli come strutture) caratteri di assolutezza a elementi fluttuanti ed evanescenti. L’attività mentale è parte di un più vasto complesso di forze biologiche e contribuisce al procedere dell’insieme complessivo di tutte le attività organiche. Psicologo e biologo sono strettamente accomunati.
Con Carr (1925) la scuola Funzionalista raggiunge il suo massimo sviluppo, insieme all’idea di dover approdare a un pensiero più complessivo e globale. Per Carr, infatti, le correnti psicologiche sino ad allora esistenti (comportamentismo, gestalt, psicoanalisi) hanno sviluppato teorie che via via riguardavano soltanto settori circoscritti del funzionamento umano.
Il Funzionalismo perse forza con il declino della scuola di Chicago. Uno dei suoi epigoni più promettenti, Watson (1924), se ne allontanò per dedicarsi allo studio di elementi che fossero i più concreti e visibili possibili del funzionamento umano: i comportamenti. Nello stesso tempo tutta la scuola americana subiva una sterzata pragmatista, in relazione ad evidenti esigenze di espansione economica e sociale di quel tempo.
Ma l’impostazione metodologica di fondo della scuola di Chicago non è andata persa con il suo declino: la ritroviamo, variamente rielaborata, in molteplici teorie attuali. La matrice del pensiero Funzionalista possiede ancor oggi nuclei e fermenti di estremo interesse, per molteplici settori oltre a quello filosofico e pedagogico.
Angell J.R. (1907), Compiti e obiettivi della psicologia Funzionale, Psychological Review, 14, p. 61-91.
Carr H. (1925), Psychology, Longmans, Green, New York.
Dewey J. (1896), The Reflex Arc Concept in Psychology, Psychological Review, 3 (1896): 357-370.
Dewey J. (1917), Democrazia ed educazione, La Nuova Italia, Firenze, 2000.
James W. (1890), Principi di psicologia, Principato, Milano, 1965.
James W. (1892), The stream of Consciousness, Psychology, Chapter XI, Cleveland & New York World.
Watson J. B. (1924), Behaviorism , Norton & Co., New York

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