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Il viaggio senza senso di Ulisse e la sua Odissea: nuove versioni di posti e di illusioni

Ma quali sono state le 12 tappe di questo tortuoso itinerario? È possibile identificarle tutte con un corrispettivo geografico reale e moderno? In realtà, i dubbi sono ancora tantissimi: il poema offre pochi riferimenti certi – forse volutamente, per lasciare un alone di leggendario mistero – e gli studiosi non sono nemmeno convinti che l’Itaca moderna coincida con quella del tempo antico

by Susanna Basile
Maggio 2, 2025
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A guardarlo dall’esterno, il viaggio di Ulisse sembra folle e senza senso, articolandosi in spostamenti in avanti e indietro che spesso ricalcano vie battute più volte. Ma non bisogna dimenticare che, secondo quanto viene asserito da Omero nella sua Odissea, questi 10 anni di sacrifici sono stati voluti dagli dèi, contrari al rientro immediato dell’eroe ad Itaca dopo la guerra, durata anch’essa un decennio.

 

D’altronde, è per questo che quando qualcosa ci sembra difficile da realizzare ci sfoghiamo con un “sarà un’Odissea!“. Ma quali sono state le 12 tappe di questo tortuoso itinerario? È possibile identificarle tutte con un corrispettivo geografico reale e moderno? In realtà, i dubbi sono ancora tantissimi: il poema offre pochi riferimenti certi – forse volutamente, per lasciare un alone di leggendario mistero – e gli studiosi non sono nemmeno convinti che l’Itaca moderna coincida con quella del tempo (pare che alcune descrizioni e il numero di isole dell’arcipelago delle isole Ionie, di cui Itaca fa parte, non corrispondano).

 

Allo stesso tempo, però, qualche puntina sulla cartina possiamo metterla; d’altronde, se la Riviera di Ulisse si chiama così c’è più di un motivo! Proviamo, quindi, a ricostruire il viaggio di Odisseo (vero nome del protagonista, “Ulisse” è un epiteto che gli venne dato dai Romani) nella maniera più plausibile possibile.

 

Cartina del viaggio di Ulisse.

Le 12 tappe del viaggio di Ulisse – Partiamo insieme ad Ulisse seguendo uno schema facile da consultare.

 

Partenza da Troia (Turchia) – 10 anni di assedio si erano conclusi, per i Greci, con un nulla di fatto, tanto da spingerli a fingere di rinunciare alla conquista della città di Troia. Nella notte che precedeva il loro ritorno a casa, però, la leggenda vuole che abbiano costruito il famoso cavallo di legno, ufficialmente per placare gli dei e partire con la fortuna dalla propria parte, ufficiosamente per nascondere nel suo grembo i soldati e portarli fin dentro le mura della città con il pretesto del “dono di pace”. Com’è finita la storia lo sappiamo.

Ismara, capitale del Regno dei Ciconi (Tracia) – L’equipaggio si ferma qui per fare provviste per il viaggio: saccheggia la città e rapisce alcune donne, ma risparmia la vita ad un sacerdote che, per ringraziarli, fa loro dei doni; le cose finiscono comunque male perché gli uomini di Ulisse indugiano con il cibo e il vino raccolto, finendo per scontrarsi con l’esercito locale e avere la peggio, perdendo anche le donne che, nel frangente, riescono a scappare.

Isola dei Lotofagi (Capo Malea, oltre l’isola di Citera, a sud della Tunisia) – Ulisse e gli uomini rimasti approdano qui dopo nove giorni di tempesta. Vengono ben accolti dai residenti che offrono loro il loto, il fiore dell’oblio. Segue un nuovo frettoloso imbarco per evitare che, persa la memoria e intontiti dalla felicità, i componenti dell’equipaggio dimentichino la patria.

Terra dei ciclopi (Calabria, Campania o Sicilia) – Qui siamo in Italia ma iniziano i primi dubbi: l’occhio dei ciclopi ricorda le bocche dei vulcani campano e siciliano, ma per qualcuno il circondario potrebbe anche identificarsi con la Calabria. I protagonisti vengono intrappolati da Polifemo – intenzionato a mangiarli -, riuscendo a fuggire mettendo in moto l’astuzia (“il mio nome è Nessuno“).

Isola di Eolo (Eolie) – Qui Ulisse riceve uno strano regalo: un otre in pelle di bue dal contenuto misterioso. Arrivati alle coste di Itaca e aperto il contenitore convinti che dentro ci fosse ogni sorta d’oro e preziosi, i compagni di svenutre si ritrovano a fronteggiare, invece, dei venti terribili, contrari al senso di navigazione, che li allontanano dalla patria quasi raggiunta.

Terra dei Lestrigoni (tra Formia e Gaeta) – Alcuni studiosi hanno pensato che la terra dei Lestrigoni potesse venire identificata con la Sardegna ma, seguendo il percorso ideale fatto dalle navi di Ulisse – e studiando i pochi dettagli offerti -, l’ipotesi più plausibile è che ci si ritrovi proprio sulle coste tra Lazio e Campania. In realtà, c’è una peculiarità da conoscere: in questo luogo, la notte è così breve che il pastore che esce al mattino con il gregge incontra il pastore che rientra al calar della sera; per qualche esperto, quindi, si potrebbe addirittura teorizzare un’estate nordica! I Lestrigoni, ad ogni modo, sono giganti antropofagi che riescono a distruggere tutte le navi della flotta: Ulisse riuscirà a fuggire con l’unica rimasta ancora in piedi, la sua.

Isola di Eea (San Felice Circeo) – Questo luogo è quasi certamente identificabile con le coste del Circeo, il cui nome si rifà proprio alla Maga Circe. Le vicissitudini, in questo caso, sono ben specificate ma anche fumose: gli uomini trasformati in porci, la permanenza di un anno, la relazione con Circe da cui nasce un figlio (forse due). Poi, ancora una volta la ripartenza, non prima di aver consultato il futuro – su consiglio della stessa Circe – presso l’indovina Tiresia discendendo direttamente nell’Ade (individuato nel Lago d’Averno, nell’attuale Pozzuoli, in Campania).

Sirene (Campania o Calabria) – È proprio grazie ai consigli di Circe che Ulisse riesce a non farsi ammaliare dal canto delle sirene che abitano i profondi mari della costa tirrenica italiana; ordina ai suoi compagni di tapparsi le orecchie con la cera e di legarlo all’albero della nave, per ascoltare quelle voci tanto temute eppure così seducenti. Per molti esperti, lo scenario in cui si svolge la vicenda è quello del largo della città di Sorrento (che ancora oggi, infatti, viene chiamata Terra delle Sirene) ma, secondo altri, è possibile fare un riferimento anche alla Calabria. Fatto sta che una leggenda narra che una delle sirene, Partenope, addolorata e indispettita dal rifiuto di Ulisse, si sia lasciata morire; trasportata dalla corrente fino all’isolotto di Megaride (dove oggi si trova il Castel dell’Ovo), si sarebbe dissolta dando origine alla città di Napoli.

Scilla (Calabria, quasi all’ingresso Stretto di Messina) – Scilla (qui non ci sono dubbi, è una località calabrese) è un mostro a 6 teste che riesce a mangiare altrettanti compagni di Ulisse.

Cariddi (Spiaggia del Faro di Messina, Sicilia) – Sulla sponda opposta, un altro mostro aspetta quell’equipaggio ormai sempre più esiguo e stanco. Cariddi è un’entità che ingoia e sputa l’acqua di mare tre volte al giorno, generando vortici pericolosissimi. Riesce, in accordo con Zeus, a far fuori tutti i compagni di Ulisse, rei di aver mangiato, durante una breve pausa sull’isola di Trianchia (Trinacria, antico nome della Sicilia), i buoi sacri al dio Sole .

Isola di Ogigia (luogo ignoto) – Su un’isola lontanissima dalla terraferma e dagli uomini, in un imprecisato punto del mare occidentale (qualche studioso ha avanzato l’ipotesi della penisola di Ceuta, di fronte a Gibilterra), Ulisse – ormai solo – incontra la ninfa Calipso, che si innamora perdutamente di lui. Al punto da offrirgli l’immortalità – dall’eroe rifiutata – e da trattenerlo in quel piccolo lembo di terra, colonizzato da una bellissima grotta a più stanze e un bosco sacro e rigoglioso, per ben 7 anni. Solo grazie all’intervento degli dei (Atena convince Zeus ad aiutarlo) Ulisse riesce nuovamente a mettersi in viaggio per Itaca.

Terra dei Feaci (Corfù) – L’ultima tappa è fuori dal territorio italiano. La terra dei Feaci coincide con l’isola di Scheria, l’attuale Corfù (isole Ionie), a ridosso della Grecia. Qui c’è l’incontro con il re Alcinoo, che aiuterà Ulisse a tornare a casa donandogli una delle sue navi, e sua figlia.

Alla fine di questo lunghissimo peregrinare, ormai invecchiato e stanco, Odisseo riesce a rientrare in patria, dove trova il suo palazzo invaso dai Proci che, credendolo morto, sono pronti a sposare Penelope e a sedere sul trono al suo posto. Avviene, quindi, l’ultimo, inesorabile scontro e, finalmente, il tanto atteso abbraccio con la moglie ed il figlio Telemaco, ormai adulto.

 

Secondo la versione proposta da altri poemi greci, Telemaco avrebbe successivamente sposato proprio Circe, dandole un figlio che, senza saperlo, avrebbe ucciso Ulisse e sposato Penelope. Si tratterebbe di Latino, capostipite dei Latini e all’origine della nascita di Roma.

Tags: circeitacaodisseaodisseopenelopetelemacoulisse
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